L’eternalismo e il paradosso di Andromeda.
Siamo abituati a considerare il passato come qualcosa di immutabile e il futuro come indefinito e aperto a possibilità infinite. Ma è davvero così? La teoria della relatività, introdotta da Einstein, ci costringe a ripensare questa visione. Secondo la relatività, infatti, passato, presente e futuro non sono entità nettamente separate, ma parte di un unico continuum spazio-temporale. Questo ha profonde implicazioni sul modo in cui comprendiamo il tempo: non solo il presente, ma anche il futuro è già “scritto” e reale quanto il passato.
Immaginate di pensare allo spazio. Non ci sembra strano considerare “qui” e “là” come luoghi distinti, ma entrambi reali. Quando si tratta del tempo, invece, la nostra percezione cambia: tendiamo a vedere solo il presente come reale, mentre passato e futuro appaiono meno concreti. Per esperienza diretta, sembra infatti che il presente sia l’unico momento effettivamente esistente, mentre il passato è un ricordo e il futuro un’incognita.
Eppure, la teoria della relatività ci offre una prospettiva diversa. Prima di Einstein, si credeva che il tempo fosse universale: tutti avrebbero concordato su cosa fosse il “presente”, e quindi anche la distinzione tra passato e futuro sembrava assoluta. La relatività cambia tutto questo, mostrando che la simultaneità non è una nozione assoluta. Due eventi che per un osservatore avvengono contemporaneamente possono non esserlo per qualcun altro che si muove rispetto al primo osservatore. Anche il trascorrere del tempo varia a seconda della velocità con cui ci si muove, come dimostrato da esperimenti verificati innumerevoli volte.
Questo implica che la distinzione tra passato, presente e futuro non è universale. Ogni individuo ha un proprio “adesso”, diverso da quello degli altri. Il presente che io percepisco non è lo stesso di un’altra persona che si muove rispetto a me. In questo senso, il concetto di “adesso” diventa simile a quello di “qui”: relativo all’osservatore. Lo spazio e il tempo si fondono in un’unica struttura a quattro dimensioni in cui tutti gli eventi, passati e futuri, sono già posizionati in maniera definitiva.
Questa visione del tempo, nota come “eternalismo”, suggerisce che ogni istante esiste già, proprio come ogni punto nello spazio. È la nostra limitata prospettiva a creare l’illusione di un flusso temporale. La realtà potrebbe essere meglio descritta come un grande blocco in quattro dimensioni, in cui passato, presente e futuro coesistono. Ogni osservatore, muovendosi, affetta questo blocco in modi diversi, tracciando una linea personale tra passato e futuro.
Per rendere più concreta questa idea, il fisico Roger Penrose ha proposto il paradosso di Andromeda. Immaginiamo che in una lontana galassia, gli alieni stiano discutendo se invadere o meno la Terra. Dal mio punto di vista, questa decisione è nel futuro, ancora incerta. Ma se una persona cammina accanto a me, il suo presente potrebbe essere diverso, e per lei la decisione potrebbe essere già stata presa. In questo scenario, il futuro appare determinato e già “reale”, anche se per me rimane nel futuro.
Questa prospettiva si applica anche al contrario: per un osservatore in Andromeda, eventi che per me sono nel futuro potrebbero essere già passati. Pensiamo agli eventi del nostro passato, come Galileo che osserva il cielo con il suo cannocchiale o Einstein che lavora all’ufficio brevetti: in qualche punto dello spazio-tempo, quei momenti coesistono ancora, esistenti come qualsiasi altro istante.
Ma se tutto è già stabilito, perché il tempo ci sembra fluire dal passato verso il futuro? Questo senso del tempo è legato all’aumento dell’entropia, il disordine in un sistema. La crescita dell’entropia stabilisce la direzione del tempo che percepiamo e condiziona il modo in cui si formano i ricordi, ancorando la nostra esperienza alla “freccia del tempo”.
Einstein era convinto che questa visione in quattro dimensioni fosse il modo corretto di interpretare la realtà. Quando il suo amico Michele Besso morì, scrisse: “Egli mi ha preceduto di poco nel congedarsi da questo strano mondo, ma ciò non significa nulla: per noi che crediamo nella fisica, la distinzione tra passato, presente e futuro ha solo il valore di una persistente illusione”. Naturalmente, le implicazioni di questa concezione del tempo sono ancora oggetto di dibattito, toccando temi complessi come il determinismo e il libero arbitrio. Tuttavia, l’idea che il tempo sia un tutt’uno, già scolpito e immutabile, rappresenta una delle rivoluzioni concettuali più profonde della fisica moderna.