La teoria della relatività ristretta si chiama così perché si applica a sistemi di riferimento in moto rettilineo uniforme, cioè a velocità costante e senza cambi di direzione, i cosiddetti sistemi inerziali. Ma la relatività generale, come suggerisce il nome, estende questa teoria anche ai sistemi accelerati, affrontando il comportamento della fisica in situazioni più complesse.
Per comprendere l’intuizione chiave alla base della relatività generale, possiamo partire da un semplice esperimento: lasciamo cadere un martello e un foglio di carta. A prima vista, ci aspetteremmo che il martello tocchi terra prima del foglio, e sulla Terra questo accade perché l’aria oppone una resistenza maggiore al foglio. Tuttavia, nel vuoto, i due oggetti cadrebbero insieme, come dimostrato dagli astronauti dell’Apollo sulla Luna: lì, senza aria, martello e piuma arrivano a terra simultaneamente. Questo accade perché, in un campo gravitazionale, l’accelerazione con cui un oggetto cade non dipende dalla sua massa.
È qui che Einstein costruì la sua idea più brillante, partendo proprio da questo principio. Immaginate di trovarvi in una stanza chiusa che fluttua nel vuoto cosmico, lontana da qualunque campo gravitazionale. Se lasciate andare un oggetto, questo rimarrebbe sospeso, fluttuando liberamente. Ma cosa succederebbe se la stanza fosse in caduta libera all’interno di un campo gravitazionale? Tutti gli oggetti nella stanza, compresi voi stessi, cadrebbero con la stessa accelerazione, e dal vostro punto di vista sembrerebbe che nulla sia cambiato: gli oggetti continuerebbero a fluttuare come se non ci fosse alcuna gravità. In effetti, è così che gli astronauti simulano l’assenza di peso sulla Terra: quando un aereo è in caduta libera, tutti al suo interno cadono con la stessa accelerazione, sperimentando una sensazione di assenza di gravità.
Un altro esempio può chiarire ulteriormente l’idea: immaginate di essere in un razzo che accelera verso l’alto. L’accelerazione del razzo vi fa sentire più pesanti, come se un campo gravitazionale stesse agendo su di voi. L’accelerazione e la gravità, quindi, sono fenomeni equivalenti: questa è la chiave della relatività generale. Einstein comprese che era possibile trattare i sistemi accelerati come se fossero soggetti a un campo gravitazionale.
Questa intuizione conduce a una delle idee più sorprendenti della relatività generale: la massa curva lo spazio. Ma cosa significa realmente? Immaginiamo nuovamente un sistema di riferimento lontano da qualsiasi campo gravitazionale, all’interno del quale accendiamo un laser. Il raggio luminoso viaggerà in linea retta. Tuttavia, se lo stesso sistema di riferimento fosse in caduta libera in un campo gravitazionale, anche in questo caso, dal punto di vista interno, il raggio sembrerebbe muoversi in linea retta. Tuttavia, un osservatore esterno vedrebbe il raggio seguire una traiettoria curva. Questa curvatura non è dovuta alla luce, ma allo spazio stesso, che viene piegato dalla presenza della gravità.
La teoria della relatività generale afferma che la gravità non è una forza nel senso classico, ma una manifestazione della curvatura dello spazio causata dalle masse. Oggetti come i pianeti seguono traiettorie curve proprio perché lo spazio stesso è curvo. Questa comprensione ha permesso di spiegare fenomeni che vanno dal movimento dei pianeti alle osservazioni più sofisticate della cosmologia moderna.
LA CURVATURA DELLO SPAZIO TEMPO
Partiamo dai concetti comuni di spazio e tempo. Solitamente, immaginiamo lo spazio come un contenitore rigido e vuoto in cui avvengono eventi e si muovono i corpi, mentre consideriamo il tempo come qualcosa che scorre uniformemente per tutti. Questa visione era quella di Newton e dei fisici che lo seguirono, fino a Einstein. Tuttavia, Einstein ha dimostrato che questa concezione non corrisponde alla realtà.
Secondo la relatività di Einstein, spazio e tempo non sono entità rigide e assolute, ma si modificano in base al movimento e alla vicinanza a una massa. La presenza di una massa, infatti, curva lo spazio circostante. Ma cosa significa, esattamente, che lo spazio si curva? Come possiamo visualizzare la deformazione di qualcosa di così astratto e invisibile?
Un modo semplice per comprenderlo è considerare la propagazione della luce. In uno spazio piatto, come su un foglio di carta, il percorso più breve tra due punti è una retta. Tuttavia, se lo spazio si curva, questo percorso diventa una linea curva, proprio come se piegassimo il foglio. Questa è un’immagine intuitiva della curvatura dello spazio: pensare al cammino della luce in uno spazio deformato. Questo fenomeno non è solo teorico, ma osservabile. Ad esempio, abbiamo rilevato che la luce di galassie lontane si curva quando attraversa regioni di spazio con una grande massa, come se passasse attraverso una lente gravitazionale. Una delle prime conferme della teoria di Einstein fu proprio l’osservazione, durante un’eclissi nel 1919, della deviazione della luce di una stella quando questa passava vicino al Sole.
Un’altra analogia utile per capire la curvatura dello spazio riguarda la gravità. Se lo spazio fosse rigido, come pensava Newton, i corpi si muoverebbero come palline su un tavolo da biliardo. Ma come si spiega l’attrazione tra due corpi dotati di massa? Per Newton, questa attrazione avviene tramite una forza misteriosa a distanza, la forza di gravità. Questo concetto, che lo stesso Newton trovava enigmatico, ha un’interpretazione più chiara nella teoria di Einstein. Per Einstein, una massa curva lo spazio circostante proprio come un oggetto pesante deforma un telo elastico. Se una massa più piccola si trova nelle vicinanze, essa si muoverà seguendo questa curvatura, avvicinandosi alla massa maggiore. Ciò che sembra una forza di attrazione è, in realtà, il naturale movimento in uno spazio curvato.
Questa analogia del telo elastico viene spesso utilizzata per descrivere come funziona la gravità, ma è importante ricordare che per Einstein spazio e tempo non sono entità separate. Non esiste uno spazio indipendente dal tempo: esiste un’unica entità, lo spaziotempo. Di conseguenza, se una massa curva lo spazio, influisce anche sul tempo. In effetti, è più corretto parlare di curvatura dello spaziotempo. Il tempo scorre diversamente a seconda della vicinanza a una massa: più siamo vicini a una massa, più il tempo rallenta. Ad esempio, sulla Terra, chi si trova a livello del mare invecchia più lentamente rispetto a chi vive in montagna. Questo effetto, pur essendo minuscolo, è stato misurato con precisione grazie a orologi atomici estremamente sensibili.
Questi concetti, per quanto sorprendenti e controintuitivi, sono parte integrante della nostra comprensione moderna dell’universo e dimostrano quanto le intuizioni di Einstein abbiano trasformato la nostra percezione della realtà.